Le tradizioni di una volta.
Quando a Costabissara si usava la “monega” e la “fogàra”.
In un passato non molto lontano a Costabissara c’era chi durante l’inverno per scaldare le lenzuola del letto usava due oggetti: la “fogàra” e la “monega”.
I più giovani potranno chiedersi che cosa sono questi strumenti.
Vediamoli allora assieme.
La fogara è un contenitore in terracotta o in metallo per le braci ardenti.
In cucina una volta era di uso comune la stufa a legna. Come prodotto della combustione della legna si ottenevano le braci. Le braci, distese sul piano del camino, potevano essere usate per cucinare qualche salsiccia o fetta di salame ai ferri oppure potevano essere utilizzate per riempire appunto la “fogara”.
Sul fondo della “fogara” si metteva un po’ di cenere, poi le braci ardenti che a loro volta venivano coperte da altra cenere.
(nella foto la fogara con le braci)
Cosa serviva la fogara?
La fogara abbinata alla monega serviva per riscaldare le coperte del letto.
La monega era una struttura in legno, dotata di due ampi archi e con una base di metallo.
(Foto della monega)
Gli archi della “monega” servivano per mantenere le coperte del letto leggermente rialzate mentre sulla base di metallo della “monega” si appoggiava la fogara.
La monega e la fogara venivano così poste sotto le coperte.
Durante le fredde notti invernali nelle camere da letto di un tempo, dotate allora di serramenti tutt’altro che ermetici, si riusciva in questo modo ad ottenere un calore particolare ed inimitabile.
Anch’io ho dormito con le coperte scaldate dalla “monega”. Quando, da piccola, nelle fredde notti invernali, andavo, qualche volta, a dormire da mia nonna Cesira! Altro che scaldasonno!!!!!!!!!
Leggere questo racconto mi ha fatto ritornare con la mente a quando ero bambina, a quando vivevo in quella grande casa di campagna dove si era in tanti. Ricordo che la sera mi sedevo davanti al focolare quando c’era il rito della preparazione delle fogàre. Era un momento magico per me, la mia fantasia di bambina di 5 anni restava affascinata da quelle braci ardenti che venivano nascoste sotto la cenere e le immaginavo, come un vulcano, pronte ad eruttare e ad averla vinta su quella cenere che le copriva…
… ricordi… quanti ricordi…
… ma un altro ricordo che mi è tornato alla mente vedendo la mònega è l’uso “alternativo” che spesso insieme ai miei fratelli e ai cugini (eravamo un bel gruppetto…) se ne faceva.
In estate, visto che non servivano, venivano riposte in un sottoscala dove spesso noi bambini andavamo a curiosare. Beh, era divertente prendere una mònega e, considerata la forma, giocare a farci l’altalena salendoci sopra. Bisognava stare molto attenti a non venire scoperti perché era proibito usarle per giocare: non erano così solide da sostenere il peso e neppure i movimenti bruschi di noi bambini. Nel dondolarci sempre più forte… si rischiava di romperle.
Finchè a scoprirci durante i giochi era la nonna o la zia andava anche bene, si rimediava una bella ramanzina e tutto finiva lì… Se era la mamma… la cosa si faceva più preoccupante, lo sculaccione ci scappava inevitabilmente: il famoso sculaccione pedagogico dei miei tempi… ahahahhahahah.
Ricordo di un inverno in cui nevicò. Mio cugino di nascosto prese una mònega l’attaccò dietro ad una bicicletta con degli spaghi e a turno ci facemmo trainare lungo la strada davanti casa. Quanto ha urlato la nonna quella volta… la mònega era bagnata fradicia, noi congelati… ma quanto ci siamo divertiti…!!!
Io mi sono scaldata fino a ieri con monega – fogara, è una goduria che conosciamo in pochi privilegiati, la monega è ancora nella mia stanza, non l’ho ancora riposta, non si sa mai !!!!
Saluti cordiali
Franca